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R. MENCHÙ, LA BAMBINA DI CHIMEL. UNA FAVOLA VERA NELLA TERRA DEI MAYA, SPERLING E KUPFER, TRENTO, 2000
UN LIBRO PER LA COSTRUZIONE DI UN QUADRO DI CIVILTÀ GUATEMALTECA DEL ‘900.
DI FRANCESCA BELLAFRONTE
Sembra quasi pensato per la costruzione del quadro di civiltà guatemalteca del ‘900, l’ultimo libro scritto da Rigoberta Menchù, "La bambina di Chimel. Una favola vera nella terra dei maya" (Sperling & Kupfer Editori, 2000, Trento) in cui l’autrice si riporta mentalmente agli anni felici dell’infanzia nel suo villaggio.
Il racconto può essere paradigmatico del punto di vista del bambino di oggi, in una società non occidentale.
Testo narrativo-descrittivo
La narrazione del vissuto dell’Autrice e dei suoi diretti ascendenti (il nonno e la madre in particolare), s’intreccia con le descrizioni dei luoghi, delle persone e dei loro comportamenti che offrono uno spaccato sulla cultura maya, la quale sembra sopravvivere al fluire del tempo e della storia cristallizzata in miti, riti e antiche credenze, tramandate ancora (permanenze).
Si scopre un modo di rapportarsi al mondo esterno estremamente rispettoso della diversità, che guarda all’alterità umana e naturale come ad un contenitore della scintilla dell’Ajaw, lo spirito creatore e plasmatore, il culto del quale si mostra sorprendentemente integrabile al credo cattolico d’importazione spagnola.
Linguaggio usato
La linearità della scrittura e il linguaggio a forte rilevanza iconica rendono il testo adatto alla comprensione dei giovani lettori.
L’uso frequente di paragoni conferisce concretezza e visibilità quasi percettiva alle descrizioni. A titolo esemplificativo ne riportiamo un paio:
lungo il fiume c’erano "pietre grandi e lisce come gusci di tartarughe giganti" (p. 73);
"il nonno aveva la faccia piena di rughe. Assomigliava al campo di granturco quando è ricoperto di solchi, pronto per essere seminato" (p. 49).
Lo spazio
Il racconto è ambientato a Chimel, un villaggio formato da un centinaio di capanne adagiato ai piedi della montagna e sulle rive di un fiume, circondato dalla foresta, da campi di granturco e piantagioni di caffè.
Non sono presenti nel testo altri indizi per la localizzazione precisa del luogo, ma la distanza dal mare e la possibilità di vedere, dalla cima del monte, le vette innevate della Sierra Madre con i picchi dei vulcani puntati contro il cielo, fa pensare al centro del Guatemala.
Apposite griglie predisposte dall’insegnante, consentirebbero ai bambini di registrare tutte le specie animali e vegetali menzionate nel corpo del testo, in modo da integrare le caratteristiche ambientali con informazioni precise sulla flora e sulla fauna.
Sono presenti alcuni riferimenti climatici, come ad esempio la raccolta dei funghi nella stagione delle piogge.
Il tempo
La totale assenza di date impedisce la precisa ricostruzione dell’arco temporale considerato, tuttavia si evince che il racconto occupa lo spazio di un secolo, snodandosi a partire dall’arrivo del nonno a Chimel, e poi attraverso la vicenda della madre bambina, che vediamo passeggiare per ilvillaggio in compagnia del suo porcellino o inoltrarsi nella foresta, dove parla agli spiriti delle piante e intanto innesta orchidee nelle cortecce degli alberi, imparando a riconoscere le proprietà officinali di certe erbe; il tutto efficacemente intrecciato con il vissuto della piccola Rigoberta.
L’assenza di espliciti riferimenti cronologici è tuttavia compensata da richiami allusivi a precisi eventi storici che anziché scoraggiare, credo possano stimolare i bambini alla ricerca di informazioni extrafonte sulla storia dei maya dalle origini, alla Conquista, fino al colpo di stato militare che segnò il Guatemala nella prima metà degli anni ’80.
Scoprire che la civiltà maya nacque in età arcaica, circa otto secoli prima della fondazione di Roma e che i suoi discendenti, la popolazione india, conta oggi circa due milioni di individui, potrebbe aiutare i bambini a superare alcuni grossi stereotipi consolidati dalla manualistica scolastica sui periodi e le durate: situandone lo studio a ridosso dei viaggi di Colombo, s’induce a pensare gli amerindi come coevi oppure solo di poco anteriori agli europei del XVI secolo e la loro cultura un fatto definitivamente concluso con lo sterminio.
Temi e sottotemi
Il testo consente la raccolta e la tabulazione di dettagliate informazioni attorno a certi indicatori di civiltà, come l’abitazione, l’abbigliamento, l’alimentazione, i ruoli sociali e la religione.
Alcuni temi complessi e più ricchi di informazioni potrebbero essere suddivisi in sottotemi, nel modo seguente:
a) Ruoli sociali e attività:
maschili
femminili
anziani
bambini;
b) Religione:
miti
riti
credenze
rapporto religione autoctona/religione cattolica.
La mediazione didattica dell’insegnante dovrebbe tuttavia fornire gli alunni di griglie apposite che facilitino l’operazione di tabulazione delle informazioni dato che la tematizzazione, stemperata nella narrazione, è parcellizzata ed intermittente.
INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE
Luciana Coltri, Quadri di civiltà e strategie curricolari, in "Il bollettino di Clio", p. 33-39
L’America oltre la conquista, Quaderno n. 5, supplemento a "I viaggi di Erodoto", n. 17, 1992
Maya. L’altra faccia di una civiltà, in "Airone", n. 68, 1986
Claude Baudez, Sydney Picasso, I Maya. Alla scoperta delle città perdute, Electa/Gallimard, 1993
IL Guatemala chiede giustizia, intervista a Rigoberta Menchù di Renzo Giacomelli su "Famiglia Cristiana", n. 2, 2001
Se si intende partire dalle immagini come fonte, si segnala il reportage fotografico realizzato da Danilo De Marco tra gli indios del Messico, Messico. Guerra in paradiso, Edizioni Circolo Culturale Menocchio, Montereale Valcellina (PN), 1997 – tel. 0427/7917