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2011 Aprile - La Storia in piazza e l'invenzione della guerra a Genova. Diario delle giornate.(16.04.2011)

LA STORIA IN PIAZZA

Dal 14 al 17 di aprile nelle sale di Palazzo Ducale di Genova

L'INVENZIONE DELLA GUERRA

 

 

Diario della giornata

16/4/2011.

Terza giornata de ‘La Storia in piazza. L’invenzione della Guerra’. Fino alle 18 i partecipanti avevano raggiunto quota 21000.

·        Nella mattinata, al Salone del Maggior Consiglio I tormenti della Cina di Jonathan Spence (storico, docente di Storiaall’università di Yale dal 1965 e presidente dell’American Historical Association, è tra gli studiosi più accreditati a livello mondiale per quanto riguarda gli studi sulla civiltà cinese. ); ha raccontato la tragedia ottocentesca della Cina. Mentre in Europa i cent’anni precedenti la PrimaGuerra Mondiale furono relativamente pacifici, la Cina subì una serie di devastazioni: la guerra dell’oppio, la rivolta dei Tai’ping e quella dei Boxer.Il massimo storico occidentale della civiltà cinese ci ha aiutato a capire la Cina di oggi partendo dal suo tormentato Ottocento. Ascolta l'Intervento

·        Nella Sala Liguria Spazio Aperto La violenza fotografata. L’esecuzione di Cesare Battisti . di Diego Leoni  (Studioso di storia sociale della primaguerra mondiale, ha pubblicato numerosi saggi in collaborazione con il gruppo di ricercatori legati al Laboratorio di Storia di Rovereto.)

·        Nella Sala del Minor Consiglio Sfuggire all’apocalisse Marcello Flores (storico e docente di Storia comparata all'Università di Siena, è direttore del Master in Diritti Umani e Azione Umanitaria presso la medesima Università.) ha conversato sui crimini umanitari, i genocidi e le guerre etniche del Novecento. Uno dei pochi storici occidentali ad indagare la vicenda dei diritti umani e a occuparsi dei genocidi uscendo dalla dimensione classica solo del Novecento. Il titolo si riferisce ad episodi di violenza estrema, ancora maggiore di quella che si può rintracciare nella ‘normalità’ della guerra, i crimini contro l’umanità; coinvolgono 2 aspetti fondamentali, quello dellagiustizia, e quello della memoria. Per esempio, solo nel 1996 un governo italiano ha riconosciuto i crimini commessi dall’Esercito Italiano durante la guerra d’Etiopia. I più importanti genocidi del 900 in area occidentali (quello degli Armeni e quello degli Ebrei) sono nati all’interno, o inconseguenza della 2 Guerre Mondiali. Altre importanti notazioni sul genocidio del 1994 in Ruanda. Ascolta l'Intervento

·        Sala Liguria Spazio Aperto I giovani e la memoria della guerra  a cura di  Alessandro Cavalli (sociologo e docente di Sociologia all’Università di Pavia, attualmente è presidente dell’Associazione Il Mulino e vicepresidente dell’Associazione Italiana di Sociologia.)

·        All’Archivio Storico Reportages dai fronti Massimo Loche (già caposervizio esteri all’ “Espresso”, dal 1992 giornalista di Rai3 dicui è stato anche corrispondente da New York. Dal 2001 vicedirettore di Rainews24), Ennio Remondino (giornalista e scrittore, negli anni Ottanta ha seguito come inviato speciale le principali vicende di terrorismo e mafia e ha indagato sui casi legati alla loggia massonica P2. Dal 1991 è stato inviato di guerra in Irak, Bosnia, Kosovo, Medio Oriente, Afganistan. Corrispondente della Rai per i Balcani, ha raccontato da Belgrado e dal Kosovo i tre mesi di bombardamentidella Nato in Jugoslavia.), Barbara Schiavulli (giornalista, inviata di guerra freelance, ha raccontato la Seconda Intifada e i conflitti che lacerano il Medio Oriente. Nei suoi reportage le storie delle vittime della guerra, in gran parte civili.). Tre generazioni d icronisti per raccontare le guerre contemporanee: dal Vietnam al Libano, dall’Africaai Balcani, dall’Iraq all’Afghanistan. Sono moltissimi i conflitti che abbiamo vissuto da spettatori. Se poi consideriamo tutti i micro-conflitti presenti nel mondo, l’elenco diventa interminabile. Ma proprio perché noi si possa seguire le guerre da spettatori, esistono i giornalisti di guerra Quali sono le emozioni che prova un inviato di guerra? Come si riesce a convivere con la paura, ammesso che ci sia? Tutti e tre i giornalisti concordano sul fatto che“quello che si prova, lo si prova dopo”. Sicuramente è importante avere la notizia, ma prioritario è salvaguardare la propria incolumità. Anche Ennio Remondino pensa che occorra una sana dose di paura. Occorre tenere la paurasotto controllo senza mai arrivare al panico e solo a quel punto capisci davvero se continuare a lavorare sul campo di battaglia o tornare in redazione”. Molte immagini che vengono date delle guerre risultano puramente inventate, la storia è colma di “falsi” clamorosi. Altre notizie vengono prese dalle agenzie stampa. Ma per saper davvero tutto sui combattimenti e sui vari conflitti, sempre più importante risulta essere il lavoro svolto dai freelance. Barbara Sciavulli, freelance da ormai sedici anni, spiega come questo mestiere sia tutt’altro che semplice oltre che rischioso e molto dispendioso in termini economici e di energie. Nonostante ciò, sono proprio i freelance, di solito,che riescono a raccontare meglio le guerre in quanto non si fermano di fronte anessun divieto, riuscendo quindi a fare dei resoconti completi. Tuttavia non esiste l’obiettività in guerra, se non nel senso di schierarsi dalla parte delle vittime. Tutto alla fine deve essere filtrato. L’obiettività è un'ambizione astratta che in realtà non esiste. L’onestà è un dovere ed è ciò che si deve richiedere ad un giornale. Il problema, secondo i tre giornalisti è che oggi si vuole “spettacolarizzare” la guerra. L’esaltazione spettacolare della guerra fa audience, le bombe sono ‘colorate’ e quindi riempiono la televisione. Quindi il filtro del senso critico è importante e di questo non potremo mai fare a meno.

·        Sala del Minor Consiglio Medio Oriente: il grande tsunami Sergio ROMANO (diplomatico, storico, commentatore del“Corriere della Sera”, nel 1989 ha concluso una prestigiosa carriera diplomatica che loha visto ambasciatore alla NATO e nell'ex Unione Sovietica.) Marocco, Egitto,Libia: cosa sta succedendo dall’altra parte del Mediterraneo? Difficoltà ad immaginare cosa sarebbe accaduto, anche perché contrario alle nostre aspettative; gli stati occidentali si sono adattati a trattare con regimi pienidi difetti, esattamente il contrario di8 quello che dovrebbe essere uninterlocutore politico nella comunità internazionale. Altra ragione della difficoltà di prevedere queste rivolte nel paesi nordafricani o dell’area del Medio Oriente in generale è che sono state spontanee; è abbastanza facile prevedere movimenti di protesta in paesi in cui questi hanno alle spalle un movimento politico, un’ideologia, dei libri, dei giornali, etc. Ascolta l'Intervento

·        Sala del Minor Consiglio Guerre civili di Gabriele Ranzato (storico edocente di Storia contemporanea all’Università di Pisa. La Spagna è il paese sucui ha prevalentemente indirizzato la sua attività di ricerca.). Dalla Spagnadel 1939 ai Balcani: i maggiori casi del nostro tempo. Innanzitutto Ranzato ha messo a fuoco le specificità delle guerre civili a confronto con altri tipi diguerre, paragonando 2 citazioni, di Franco Venturi “le guerre civili sono lesole che meritano di essere combattute…” e di François Mauriac “occorreguardarsi dalla ingannevole nobiltà delle guerre civili…”. In effetti entrambe solo parzialmente. Venturi confronta le Guerre civili alle guerre fra stati (equindi con motivazioni inesistenti, soldati coscritti …), ma anche nelle guerrecivili i soldati non sempre sono volontari. Come Mauriac gran parte di noi sente repulsione nei confronti della guerra civile, per due fattorisoprattutto: a) il carattere fratricida: la quantità d’odio riesce a farsuperare il senso di colpa, che a sua volta è un moltiplicatore di violenza annientamento dei testimoni della colpa originaria.; b) l’eccesso di violenza:odio e senso di colpa ne sono gli ingredienti; a differenza delle cosiddette“guerre simmetriche”, nelle guerre civili le vittime speso non sono funzionalialla vittoria. Le due parti si contendono il potere dello stato (cioè ilmonopolio della violenza) che si sdoppia (duopolio della violenza). La violenza in eccesso è spesso in realtà resa dei conti e vendetta personale, p.e. delittiper appropriarsi dei beni del vicino; si liberano anche istinti di morte, sadici. Uno dei fattori che produce più vittime è l’effetto della paura del nemico nascosto (la quinta colonna – espressione che nasce proprio durante laGuerra Civile Spagnola). In ogni caso tutte le guerre sono accomunate da una componente vendicativa. L’autore distingue infine tra le Guerre civili propriamente dette e quelle interetniche, che derivano da una divisione non solo politica preesistente.

·        Nella Sala Storia Patria Proiezione del documentario Il Cinema fa laGuerra "Shooting Muhammad" (2008) di Francesco Cannito e Luca Cusani. Immagina di essere un rifugiato palestinese di 21 anni, di prendere ogni giorno l’autobus per studiare in un’università all’interno di una colonia israeliana e di essere l’unico studente arabo del tuo corso di laurea… Edi seguito de "Iragazzi di El Alamein" (2002) di Enzo Monteleone. A sessant'anni dalla sanguinosa battaglia di ElAlamein, parlano i sopravvissuti, i reduci, gli uomini che avevano vent'anni nell'ottobre del 1942. Quindi presentazione del saggio "Guerra in cento film" (LeMani 2010) a cura del critico cinematografico Claudio G. Fava

·        Alla Sala Camino Memorie della Grande Guerra Europea allavigilia del Centenario di Nicolas Offenstadt(storico e docente di Storia medievale e storiografia all’Università diParigi Panthéon-Sorbonne. I suoi studi analizzano le pratiche della guerra edella pace dal Medio Evo ad oggi). Alla vigilia del centenario della Prima guerra mondiale: esiste una comune memoria europea?

·        Nella Sala del Minor Consiglio Guerra e letteratura. La battaglia quotidianadello scrittore. Vincenzo Cerami (scrittore, drammaturgo,sceneggiatore. Autore di numerosi romanzi di successo, ha collaborato allasceneggiatura di film di Amelio, Bellocchio, Benigni. Suoi lavori teatrali sonostati musicati da Nicola Piovani). La guerra protagonista della letteratura.«Noi assistiamo alle guerre ma le informazioni che ci arrivano sono contraddittorie, non sappiamo quali sono i motivi reali che danno origine a questi eventi»; ognuno di noi vede guerre diverse. Raccontare è l’unico modo di fare storia, rappresentando i vari aspetti di un fenomeno storico. Ascolta l'Intervento

·        Salone del Maggior Consiglio Frutto della giustizia la pace EnzoBianchi (monaco, scrittore, editorialista, è il fondatore e l’attuale priore della Comunità monastica di Bose. E’ autore di testi di spiritualità biblica, patristica, liturgica e monastica e di numerosi saggi). Nelle parole del prioredi Bose Il legame inscindibile tra pace e giustizia. Ascolta l'Intervento

·        Archivio Storico Sarajevo AdrianoSOFRI (giornalista e editorialista di “Repubblica”,). La tragedia di Sarajevo:quando la pulizia etnica scivola nell’indifferenza. L'assedio di Sarajevoraccontato da Adriano Sofri. Tra le sue pubblicazioni c’è infatti “Lo specchio di Sarajevo”, tratto dalla sua esperienza come inviato a Sarajevo nei giorni dell’assedio alla città  Ascolta l'Intervento.

·        Salone del Maggior Consiglio Guerre e modernità Saskia Sassen (sociologa ed economista, docente alla Columbia University e alla London School of Economics, è una delle piùautorevoli studiose della globalizzazione e della dimensione trans-nazionaledell’economia.), Donald Sassoon (docente di Storia Europea Comparata al QueenMary dell’Università di Londra.), Richard Sennett (sociologo, docente diSociologia alla London School of Economics e di Sociologia e Storia alla NewYork University. Nel 1975 hafondato insieme a Susan Sontag e a Joseph Brodsky il New York Institute for the Humanities.). La guerra è giustamente esecrata da tutti, anche da chi la provoca, almeno a parole. Una conversazione paradossale a tre. Due sociologi e uno storico si interrogano sul tema de ipossibili effetti benefici dei grandi conflitti. Dopo avere affermato che la guerra “non è una bella cosa” Sassoon  si chiede perché ci siano ancora le guerre. Propone poi ai 2 sociologi 5affermazioni paradossali sui vantaggi della guerra: 1) la guerra è necessaria per motivi di igiene sociale; 2) la guerra porta avanti la ricerca scientifico-tecnologica; 3) la guerra opera un contenimento demografico; 4) la guerra produce un avanzamento culturale; 5) l’avanzata dei diritti umani sarebbe stata più lenta senza le guerre che distruggono i ceti sociali privilegiati: le due grandi avanzate dei diritti femminili sono avvenute dopo le 2 Guerre Mondiali. Sassen e Sennet, controbattono efficacemente queste affermazioni, intervenendo poi su un’ulteriore affermazione di Sassoon sui vantaggi economici, per esempio, per gli USA dell’apparato militare.  Ascolta l'Intervento

·         Nel Cortile Maggiore il Concerto A la Guerra! Battaglie in musica tra Italia, Francia e Spagna. Un programma corale, molto d’effetto, in cui le vocia volte simulano l’onomatopea del clamore d’armi o lo scontro, attraverso la tecnica del doppio coro, di due eserciti avversari l’uno contrapposto all’altro. Nel repertorio vocale e polifonico a cavallo tra cinque e seicento molti compositori si cimentano nella rievocazione sonora di guerra e battaglie, azioni che facevano parte della quotidianità sociale di moltissimi paesi europei. Alle onomatopee testuali (il suono dei tamburi, gli spari degli archibugi, ecc.) si aggiungono effetti sonori molto efficaci. La tecnica dei cori battenti - una scrittura a doppio coro, uno contrapposto all’altro -riproduce perfettamente i due eserciti avversi che si avvicinano per dare vitaalla battaglia.

·        In chiusura, nel Salone del Maggior Consiglio  Aerobizzarrie, di Maurizio Luvizone e Ugo Dighero. Velocissimo volo nei cieli bizzarri e chiassosi di un genere artistico e letterario sempre molto originale esorprendente. Da F.T.Marinetti, Bruno G. Sanzin, Majakovskij, Ugo Dighero.Serata futurista con letture e visioni folli, comiche e surreali. “Cantiamo la guerra sola igiene del mondo, superba fiammata di entusiasmo e di generosità”  Cosa ha portato i futuristi ad affermare un concetto così malato? Un secolo di romanticismo avrebbetriturato i nervi a chiunque… In “Aerobizzarrie” si trova trovare tutto il devastante potenziale di fantasia del poeta futurista che, secondo il manifesto del movimento, deve “ prodigarsi con ardore, sfarzo e munificenza per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali”

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