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Un appello pubblico per salvaguardare l'insegnamento della storia nelle scuole italiane.

L'appello: la storia è un bene comune, salviamola.

Il 25 aprile lo storico Andrea Giardina ha lanciato sul quotidiano Repubblica un appello per la salvaguardia della storia e per ridare dignità alla materia nelle aule scolastiche.

L'appello sostenuto e firmato in prima battuta da Liliana Segre e da Andrea Camilleri, ha  ricevuto in pochi giorni centinaia di adesioni.

 


 

Il documento propone la storia come un bene comune la cui conoscenza è un principio di democrazia e di uguaglianza tra i cittadini. Si tratta di "un sapere critico non uniforme, non omogeneo, che rifiuta il conformismo e vive nel dialogo. Lo storico ha le proprie idee politiche ma deve sottoporle alle prove dei documenti e del dibattito, confrontandole con le idee altrui e impegnandosi nella loro diffusione."

Non mancano nelle società contemporanee i rischi di rifiuto e di diffidenza nei confronti degli esperti, in questo caso gli storici, soppiantati dalla "figura del contro-esperto che rappresenta una presunta opinione del popolo, una sorta di sapienza mistica che attinge a giacimenti di verità che i professori, i maestri e i competenti occulterebbero per proteggere interessi e privilegi.

I pericoli sono sotto gli occhi di tutti: si negano fatti ampiamente documentati; si costruiscono fantasiose contro-storie; si resuscitano ideologie funeste in nome della deideologizzazione."

Per combattere queste distorsioni "è necessario quindi rafforzare l’impegno, rinnovare le parole, trovare vie di contatto, moltiplicare i luoghi di incontro per la trasmissione della conoscenza...

...Ma nulla di questo può farsi se la storia, come sta avvenendo precipitosamente, viene soffocata già nelle scuole e nelle università, esautorata dal suo ruolo essenziale, rappresentata come una conoscenza residuale, dove reperire al massimo qualche passatempo...

...Il ridimensionamento della prova di storia nell’esame di maturità, l’avvenuta riduzione delle ore di insegnamento nelle scuole, il vertiginoso decremento delle cattedre universitarie, il blocco del reclutamento degli studiosi più giovani, la situazione precaria degli archivi e delle biblioteche, rappresentano un attentato alla vita culturale e civile del nostro Paese."

Per tutti questi motivi

"i cittadini di vario orientamento politico ma uniti da un condiviso sentimento di allarme si rivolgono al governo e ai partiti, alle istituzioni pubbliche e alle associazioni private perché si protegga e si faccia progredire quel bene comune che si chiama storia 

e chiedono

che la prova di storia venga ripristinata negli scritti dell’esame di Stato delle scuole superiori.

che le ore dedicate alla disciplina nelle scuole vengano incrementate e non ulteriormente ridotte. 

che dentro l’università sia favorita la ricerca storica, ampliando l’accesso agli studiosi più giovani."

Noi pensiamo, come associazione, sia importante  aderire all'appello e per questo invitiamo i nostri soci a far sentire la propria voce sulla questione, per aumentare la pressione dell'opinione pubblica sul Ministero e sul governo.

Certo questo non basta, bisogna essere consapevoli che la storia è un bene comune a condizione che sia insegnata bene e che le conoscenze apprese abbiano senso per gli studenti e diano loro gli strumenti per capire il mondo come mondo storico. Per questo non è sufficiente ripristinare il tema di storia all'esame, ma occorre lavorare al cambiamento della storia generale insegnata e formare meglio le competenze dei docenti.

 

Clio '92 - Associazione di insegnanti e ricercatori sulla didattica della storia - Redazione
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