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ChaudhuriChaudhuri K.N., L'Asia prima dell'Europa. Economie e civiltà dell'Oceano Indiano,
Roma, Donzelli Editore, 1994.
 
A cura di Enrico Maria Fagioli
 
“Questo studio è un esercizio di storia comparata delle regioni situate intorno all'Oceano Indiano dalla comparsa dell'Islam fino alla metà del XVIII secolo.”
 
Con questa frase si apre il primo capitolo (nell'edizione originale) de “L'Asia prima dell'Europa” e pare subito chiaro come il titolo scelto dall'autore serva principalmente da “attrattore”: il tempo innanzitutto è poco chiaro, il “prima dell'Europa” non indica un periodo storico esatto ma rimanda ad un contatto storico tra questi continenti, in formazione che l'autore probabilmente ritiene conosciuta dal lettore.
L'ambito scelto è di tipo economico/sociale (“Economie e civiltà...”) prima di un determinato momento storico (“...prima dell'Europa”) e lo spazio indicato sono i territori asiatici che orbitano attorno all'Oceano Indiano.
Il titolo sottintende una trasformazione delle situazioni storiche economico/sociali di questa area al
verificarsi di un evento particolare (influenza europea) ma come si vedrà in seguito saranno soprattutto le permanenze al centro dell'attenzione dell'autore.
 
La ricerca, come spiegato nell'introduzione, riprende gli studi dello storico francese Fernand Braudel e la sua analisi dei fenomeni di long durée. Il linguaggio del testo è quindi legato a determinate conoscenze (come peraltro anticipato dalla Nota per il lettore) di tipo socioantropologico, filosofico e matematico. L'utile glossario nelle ultime pagine servirà proprio per una lettura più chiara di determinati concetti anche se, come Chaudhuri stesso afferma nella “Nota per il lettore”, la loro non-conoscenza non condiziona la comprensione globale del testo; viene anticipato inoltre che le tematiche più importanti (tesi di fondo) sono ripetute a più riprese per favorire il loro apprendimento.
In sostanza l'autore proporrà una lettura di tipo braudeliano di “Oceano Indiano allargato” utilizzando una struttura divisa nei principi teorici di storia comparata, identificazione di strutture storiche stabili e immutabili nelle società dell'area scelta, descrizione dei processi storici implicati.
 
Nella “Nota per il lettore” viene inoltre descritta la logica e l'organizzazione degli argomenti (temi storici, economici e sociali delle regioni dell'Oceano Indiano NON in senso cronologico).
Nell'introduzione, inframmezzate da ampie citazioni e descrizioni del pensiero di diversi studiosi, viene esposto in maniera diretta lo scopo dello studio:
 
“Il presente studio cerca di mostrare le forze di espansione e di contrazione nella storia dell'Oceano Indiano, i limiti della produzione e degli scambi economici, il modo in cui le abitudini sociali, il consumo e la domanda hanno influenzato la composizione dei beni e dei servizi, ciò che
faceva sì che la gente si sentisse parte di una comunità, società, religione e civiltà.[...]”.
 
La lettura del testo offre una panoramica assai vasta di conoscenze del passato di questa regione geografica offrendo delle immagini della civiltà materiale dei paesi che gravitano attorno all'Oceano Indiano.
La scelta di non utilizzare uno schema cronologico ordinato, senza mantenere un percorso temporale unidirezionale, favorisce un'analisi dettagliata del segmento temporale utilizzando di volta in volta contesti diversi.
I primi capitoli trattano sei tematiche diverse (una per capitolo) tutte inerenti alla civiltà materiale dei territori presi in esame (cibo, vestiario, agricoltura, nomadismo, industria, urbanizzazione).
Seguono poi altri sei capitoli, la seconda parte: cinque che analizzano la struttura di quattro grandi temi (civiltà comparate dell'Asia, stato/società/economia di queste società, analisi temporale, analisi spaziale) e il sesto (conclusivo) che affronta i temi della “memoria perpetua” (importante nello studio della civiltà materiale) e le tappe dinamiche della storia dell'Oceano Indiano.
 
La divisione del testo facilità una lettura delle permanenze e dei mutamenti dell'Asia in questo
periodo.
Come lo stesso autore afferma:
“Una descrizione strettamente storica della vita sociale ed  dell'Oceano Indiano è possibile solo dopo aver soddisfatto il compitoiniziale di stabilire le categorie comparative.”
 
In questo senso la scelta per l'edizione italiana (probabilmente di tipo commerciale) di scambiare le due parti è infelice in quanto non permette al lettore di cogliere appieno i concetti espressi.
La prima parte (edizione italiana) pone l'accento sulle permanenze, spiega come la civiltà materiale di questa area sia accomunata da diversi fattori, molti dei quali sopravvivono anche oggi, e come si presentavano le diverse realtà nelle diverse epoche all'interno del segmento temporale. È ricca di concettualizzazioni riguardanti la civiltà materiale riunite all'interno di sei grandi categorie (cibo, vestiario, agricoltura, nomadismo, agricoltura e urbanizzazione). Vengono esplicitati alcuni concetti principali affiancati alla descrizione della realtà a cui appartengono, senza mancare di rispondere ai quesiti più importanti che possono incorrere nello studio di importanti dinamiche (cfr. nomadismo, p.122)
 
Nella seconda parte, invece, vengono descritti i principali movimenti che hanno portato alla presenza di tali permanenze nella lunga durata del millennio preso in esame, quali fattori hanno determinato mutamenti e quando e quali strumenti usa l'autore nell'affrontare i diversi argomenti.
L'attenzione dell'autore si è rivolta quindi a presentare uno studio che non togliesse una singola cultura, una singola civiltà dal grande intreccio dell'Oceano Indiano. La rete dei rapporti creatisi nel tempo è troppo fitta per poterla strappare senza creare un buco:
 
“Gli storici specialisti dell'Asia, tutti intenti al loro ristretto campo cronologico e d'interessi, spesso sono incapaci di vedere la globalità strutturale della vita economica e sociale e tendono a trattare l'esperienza delle loro regioni come un fatto unico e speciale. […] Gli storici dell'Asia, che si occupino del Medio Oriente, dell'India, della Cina o del Giappone, sembrano molto più interessati a paragonare il corso della loro storia con quello dei paesi dell'Europa occidentale che non con quello di
altre regioni dell'Asia. L'impatto coloniale sull'Asia non si limitò a spostare il flusso dei traffici in senso longitudinale, deviandolo dalla precedente direzione latitudinale, ma riorientò anche il pensiero asiatico
nella stessa direzione.”
 
La lettura che risulta è quindi molto interessante anche se la specificità di certe argomentazioni si può apprezzare appieno solo conoscendo particolari nozioni. I risultati colgono sicuramente lo scopo di mostrare un'unità che per quanto riguarda gli studi riguardanti l'oriente non sempre si riscontra nei testi di genere. Una critica si può avanzare nella scelta di non mettere in luce i rapporti tra conoscenze del passato e conoscenze del presente anche se per quanto il tema pregnante nel testo (la civiltà materiale appunto) è un gioco curioso per il lettore poterlo fare autonomamente. Di fatto però se questi non conosce la realtà odierna di questi popoli e di questi territori risulta difficile poter cogliere le sfumature accennate lungo le pagine.
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