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Paul Ginsborg, Salviamo l'Italia.

Paul Ginborg, Salviamo l'Italia, Einaudi Torino 2010, pagg.134, € 10
 
A cura di Vincenzo Guanci

L'ultimo libro di Paul Ginsborg può essere letto come un interessante saggio sul Risorgimento o come un pamphlet politico sull'Italia berlusconiana o anche nei termini con cui lo segnala Gustavo Zagrebelski su "La Repubblica" del 12 ottobre 2010 come "una dichiarazione d'amore all'Italia che non sarebbe stata stonata sulle labbra di quei viaggiatori dal Nordeuropa che nei secoli scorsi scendevano da noi per il Grand Tour, alla scoperta della civiltà attraverso le meraviglie del nostro Paese."  Del resto lo stesso Ginsborg ammette di aver scritto il libro dopo aver chiesto e ottenuto la cittadinanza italiana tra lo stupore dei suoi amici inglesi e il commento caustico di quelli italiani: "... almeno potrai dire assieme a tutti noi altri: "Mi vergogno di essere italiano", e si chiede: "In quale altro paese del mondo i cittadini reagirebbero con altrettanto spregio di sé?". La risposta non è consolante: "A me pare ... di leggervi una gran tristezza sulla condizione attuale del paese , accompagnata da una profonda rassegnazione", e questa è una delle ragioni del libro: l'autore  vuole indicare ai suoi antichi sodali di studio e recenti concittadini le virtù per le quali vale ancora la pena di "salvare l'Italia".

Tali sono quattro elementi identitari, che secondo lui, fanno entrare l'Italia nella modernità  nonostante i trecento anni di declino dalla "grande catastrofe" del periodo tra il 1494 e il 1530, quando  "l'Italia divisa aprì le porte delle sue città alle dinastie straniere"  fino alla reazione  risorgimentale simboleggiata dall'ode leopardiana All'Italia del 1818.

Questi elementi, presenti, seppure in misura diversa, nel passato del paese, sono:

1.     la lunga tradizione di autogoverno urbano, che durante il Risorgimento tocca l'apice nel patriottismo difensivo delle repubbliche democratiche di Venezia e di Roma nel 1848-49.

2.     L'intrinseca vocazione europea dell'Italia, che colpisce particolarmente l'autore, cittadino di una Gran Bretagna dalla vocazione opposta.

3.     La ricerca dell'eguaglianza, perseguita solo da piccole minoranze nel Risorgimento, ma essenziale per arrivare a dar vita a una repubblica degna di questa nome.

4.     "L'ultimo elemento della costruzione di un paradigma moderno della nazione [che] è il più inusuale ma anche potenzialmente il più efficace: la presenza nella storia italiana della mitezza come virtù sociale" (p. 46).

Ecco il punto.

Più che alle considerazioni esposte intorno all'intreccio, opinabile, tra Risorgimento e "progresso"; più che alle puntuali e necessarie distinzioni tra "patriottismo" e "nazionalismo"; più che al richiamo sacrosanto alla mancata "Norimberga italiana" intesa come ripensamento profondo del fascismo peccato della nazione; più che a molti altri spunti di riflessione offerti dal saggio di Ginsborg, ci pare parecchio interessante questa idea della mitezza come elemento di una identità italiana.

Beninteso, nulla ciò ha che vedere con il falso luogo comune degli "italiani brava gente": basta ripassare le ricerche di Angelo Del Boca sul colonialismo italico. Il riferimento è Norberto Bobbio e un suo scritto dedicato appunto ad un Elogio della mitezza. Paul Ginsborg così la descrive: "... la mitezza è ben diversa dalla sottomissione. E' una virtù sociale, una pacata ma diversa visione del mondo... In termini analogici la mitezza è prossima sia alla modestia sia all'umiltà, ma è più ambiziosa di entrambe, in quanto nelle sue espressioni quotidiane preconizza un mondo diverso e migliore..." e individua in Gandhi l'espressione più grande nel quale identifica "una combinazione particolarmente audace: quella di mitezza e fermezza".

Ebbene, proprio questa combinazione viene rinvenuta da Ginsborg in molti personaggi del Risorgimento,  da Settembrini a Garibaldi, da Mameli a Bandi, cronista dei Mille.

Insomma, la scommessa pare essere questa: ancora una volta l'Italia si può salvare dal presente declino se si salvano quegli elementi dell'identità italiana che fanno di questo paese ancora un "bel paese". Ma a condizione di sconfiggere ciò che ancora fortemente vi si oppone. "E' dunque una battaglia"  scrive Zagrebeski. E aggiunge: "il libro di Ginsborg è un libro combattente."

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Altre fonti. Intervista di Paul Ginsborg sul libro "Salviamo l'Italia" nella trasmissione "Le Storie. Diario Italiano." andata in onda il 2.11.2010 su RAI 3

 

Vai alla trasmissione

 

Biografia dell'autore:

Paul Ginsborg, nato a Londra nel 1945, già professore all'Università di Cambridge, dal 1992 insegna Storia dell'Europa contemporanea nella Facoltà di Lettere di Firenze. È autore di Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi. Società e politica 1943-1988 (Einaudi, Torino 1989), Storia d'Italia 1943-1996. Famiglia, società, Stato. (Einaudi, Torino 1998), L'Italia del tempo presente. Famiglia, società civile Stato. 1980-1996 (Einaudi, Torino 1998), e Daniele Manin e la rivoluzione veneziana del 1848-49 (Feltrinelli, Milano 1978 ed Einaudi, Torino 2007). Ha anche curato il volume Stato dell'Italia (Il Saggiatore, Milano 1994). Nel 2003 ha pubblicato per Einaudi negli Struzzi il saggio Berlusconi, nel 2004 Il tempo di cambiare (ET Saggi, 2005), nel 2006 La democrazia che non c'è (Vele) e nel 2010 Salviamo l'Italia (Vele).  

 

Novembre 2010

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