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La vita religiosa nell'Italia moderna

OTTAVIA NICCOLI, La vita religiosa nell’Italia moderna. Secoli XV-XVIII , Carocci editore, 3° ristampa 2004, pp. 247

Recensione a cura di Paola Lotti Italia religiosa 3

Il titolo potrebbe trarre in inganno. L ’autrice  non ha voluto scrivere una storia delle istituzioni ecclesiastiche né una storia della Chiesa né una storia delle tradizioni religiose popolari ma piuttosto ha analizzato le forme di spiritualità, dipendenti dall’obbedienza della Chiesa romana, nelle loro molteplici sfaccettature, nella loro concretezza quotidiana e istituzionale,  nei diversi ambiti sociali tra XV e XVIII secolo in Italia. Tutto con estremo rigore storico, come si evince dalle note al termine di ogni capitolo, dalla ricca bibliografia e dalla consultazione e uso di numerose fonti archivistiche di Modena, Bologna, della biblioteca apostolica vaticana, i documenti vengono utilizzati direttamente nel corso della trattazione come  protagonisti, voci dirette del tempo di uomini e donne,  testimonianze di vita, di arte, letteratura. Sono stralci di atti processuali, ad esempio, che al di là del crimine commesso, servono alla storica per analizzare la concezione del tempo e dello spazio sacri percepiti dalle classi più umili. Ricorrenze, stagioni, nascite, morti, attività lavorative sono scandite dalle scadenze liturgiche che a loro volta, però, si sono sovrapposte ai cicli stagionali. Si tratta di un “calendario parallelo che mostra […] l’effettivo ricorso ai santi e alle altre feste religiose per identificare un punto nell’arco dell’anno”. Anno, giorni e ore, “frazioni di ore” fanno riferimento all’unità di misura corrispondente alle preghiere anche quando si tratta di raccontare la durata un fenomeno meteorologico o di fatti di cronaca. Si presenta qui uno spunto didattico: la misura del tempo con i calendari, le cadenze festive, i santi, la varietà da regione a regione, da Stato a Stato, nel mondo;lo stesso vale per le processioni, le tradizioni, le reliquie, l’arte visiva ad uso spirituale ma, soprattutto, come controllo sociale. Il primo capitolo è densissimo di informazioni, di vicende personali e individuali che assumono, però, una valenza più generale, uno spaccato sociale, politico e culturale dell’Italia quattro-cinquecentesca, con ulteriori spunti didattici attualissimi (quando l’autrice parla di “anoressia sacra”!).

Nel secondo capitolo la Niccoli affronta la questione delle istituzioni sociali: alto e basso clero, le relazioni con il potere politico, il controllo sociale tramite la confessione e le predicazioni degli ordini religiosi, il controllo demografico attraverso la fondazione di monasteri femminili, il ruolo dello Stato pontificio che, a partire dal XVI secolo, “tende a trasformarsi nel perfetto prototipo di una monarchia assoluta e razionale su basi mistiche” fino al 1595 quando Sisto V renderà definitiva e clamorosa questa trasformazione con il riordino dell’amministrazione, delle finanze e dell’ordine pubblico.

Anche riguardo a questo tema  vengono in mente proposte di attività in una classe V superiore: le trasformazioni dei ruoli politici assunti nel tempo dalle istituzioni ecclesiastiche, le trasformazioni degli Stati tra medioevo ed età moderna, i confronti con altre forme religioso-istituzionali nel mondo…..

Il terzo capitolo parte dalla contestualizzazione storica e culturale europea tra Quattro e Cinquecento per arrivare alle strategie delle istituzioni di fronte ai mutamenti, anche radicali, del periodo. I testi umanistici, le esplorazioni geografiche, l’invenzione della stampa, le alleanze e strategie politiche vengono affrontate e sfruttate dalla Chiesa per rinforzare il controllo, con pubblicazioni di libri tecnici, di predicazione, operette di pietà, agiografie e, naturalmente, della Bibbia, “il Libro”. Se da una parte la stampa favorisce una più ampia e capillare circolazione dei testi “istituzionali”, dall’altra diventa pure strumento di diffusione e di apertura al mutato pensiero europeo. Così, la Chiesa deve contrapporsi agli elementi di frattura che minacciano la sua integrità: movimenti ereticali, quasi una costante fin dal XIII secolo insieme al profetismo anche precedente,  il protestantesimo, la propaganda di idee nuove. Non si contano gli innumerevoli riferimenti a testi, a dati biografici, a testimonianze che l’autrice riporta per offrire un quadro concreto della situazione complessa che Roma si trova ad affrontare e a gestire anche con strumenti feroci, quali l’istituzione del Santo Uffizio dell’Inquisizione e i processi per stregoneria e magia. Tanto per attualizzare e non dimenticare la didattica, viene in mente Il crogiuolo di Arthur Miller, scritto per stigmatizzare i “processi alle streghe” negli USA di Mac Carthy; o la cinematografia con il film di Lloyd del ’37 “La vergine di Salem”, il “Dies irae” di Dreyer, sui processi a donne “irregolari” e pericolose, tematiche in seguito riproposte recentemente con varie altre pellicole; o, perché no, le immagini cupe di streghe ed esorcismi di Goya, per un percorso interdisciplinare.

Nel terzo capitolo, l’argomento sottolinea l’impegno della Chiesa, nel corso del XVI sec., rivolto alla difesa della sua unità; con coerenza, il quarto capitolo approfondisce la problematica del disciplinamento sociale con il Concilio di Trento e la situazione istituzionale ecclesiastica post-tridentina, non così scontata e accettata come rivelano i documenti di denuncia di comportamenti irrispettosi di preti: “la sera et anco il giorno, senza veste da prete, sta fuori per la strada publica […] cantando publicamente canzoni et sporcherie […] dice sporcherie grandi et canta forte delle canzoni sporche […]”. Il controllo dei libri e delle immagini oltre al riordino della società diventa l’obiettivo di tutta la politica ecclesiastica nella penisola.

L’argomento del quinto capitolo prosegue nell’analisi dei tentativi e delle pratiche di contenimento della diffusione della riforma protestante con la nascita di nuovi ordini religiosi, come quello dei cappuccini e dei gesuiti, con la “rieducazione” e l’istruzione dei comportamenti della popolazione depurati da ogni forma di paganesimo o di irregolarità, con la diffusione capillare dei “missionari” che diffondono libretti di devozione,  propagandano la dottrina, osservano e descrivono, “come moderni etnologi, costumi e abitudini”. I riti della pietà barocca diventano scenografici e teatrali: nuove devozioni, ad esempio, quella mariana, esempi di santità,  processioni, penitenze, utilizzo della notte per organizzare cerimonie di intensa e drammatica spiritualità, accompagnate da musica, poesia e arti figurative.

Il saggio si conclude col sesto capitolo, quello dei “severi e regolati lumi”. Tratta della religiosità che sfugge agli eccessi devozionali barocchi, in favore di una pietà sobria e soprattutto lontana dalle pratiche religiose popolari, distanti dall’origine. A questo punto della periodizzazione, l’autrice arriva proprio alla fine del ‘700, quando subentrano forti mutamenti politici, insieme al riassetto urbanistico e della toponomastica delle vie di Roma, della simbologia e delle immagini usate fino a XVIII secolo.

Il percorso lungo quattro secoli, affrontato dalla storica con profondità e rigore,  ma nello stesso tempo con la leggerezza suggerita da Calvino nelle Lezioni americane, offre a noi docenti possibili suggerimenti e attività in classe: la tematizzazione, la problematizzazione, la scelta – selezione di argomenti da trattare in una classe o, quando possibile, in verticale in due o tre anni. Anche le parti descrittive e narrative collegate alla storia locale, ai documenti, alle fonti iconografiche, a quelle archeologiche o letterarie, ci dovrebbero orientare verso una trattazione della materia “storia” come intreccio, come interdisciplinarietà fatta di collegamenti, di proposte per stimolare sempre con novità e attualizzazioni i nostri studenti.

Come non pensare a questo libro per un processo di trasformazione sulle istituzioni religiose, in un trienno, o per un approfondimento sulla storia locale attraverso gli aspetti spirituali? O, ancora, per un itinerario storico-religioso nella propria città, attraverso la toponomastica, i monumenti, i resti di edifici un tempo conventi o monasteri, riutilizzati in vario modo (mi viene in mente Padova e il suo teatro “delle Maddalene”, ex convento trecentesco, fondato per dare ricovero a prostitute convertite!)?

INDICE DEL VOLUME

Premessa

  1. Tempo sacro, spazio sacro, p. 13 – 60
    1. Il tempo sacro
    2. La rete dei sacramenti
    3. La popolazione celeste e le sue raffigurazioni
    4. La morte e i suoi rimedi
    5. La religione civica
    6. Fuori dalle mura
    7. Fuori dalla cristianità
  2. Il tessuto delle istituzioni, p. 61 – 90
    1. Esperienza religiosa e istituzioni ecclesiastiche
    2. Alto e basso clero
    3. Il ruolo degli ordini religiosi
    4. I monasteri femminili
    5. Il sovrano pontefice e la sua città
    6. Roma aurea urbs, Roma - Babilonia
  3. La frattura, p. 91 – 122
    1. L’attesa dell’età nuova
    2. La nascita di un nuovo mondo
    3. I libri, il Libro
    4. Gruppi ereticali e chiese cittadine
    5. Circoli d’elite e di spirituali
  4. La società disciplinata, p. 123 - 162
    1. Il Concilio di Trento
    2. Le istituzione ecclesiastiche dopo il Concilio di Trento
    3. La nuova disciplina dell’individuo e della famiglia
    4. Il riordino della società
    5. Il controllo dei libri e delle immagini
  5. La pietà barocca, p. 163 - 194
    1. La nuova predicazione
    2. La pietà barocca
    3. Devozioni mariane
    4. La nuova santità e il suo controllo
  6. I severi e regolati lumi, p. 194 - 224
    1. Giansenisti e gesuiti
    2. Per una regolata devozione
    3. Due modelli: il buon vescovo e la Chiesa primitiva
    4. La svolta di fine secolo
    5. Roma rivoluzionaria e profetica.

BIBLIOGRAFIA, p. 225 - 236

INIDICE DEI NOMI, p. 237 - 247

 

 

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