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Valutazione e competenze

COMPETENZE @ COMPETENZE PER IL SUCCESSO FORMATIVO E NON

ARTICOLO APPARSO SU "INNOVAZIONE EDUCATIVA", LA RIVISTA DELL'IRRE EMILIA ROMAGNA, N. 4/2003

DI FLAVIA MAROSTICA (IRRE EMILIA ROMAGNA)

“Da una parte infatti abbiamo assistito al cambiamento del sistema di aspettative, di valori, di bisogni, di motivazioni degli individui, dall'altra alla creazione di nuovi modelli organizzativi dove centrale è divenuto lo sviluppo delle risorse umane sempre più caratterizzate dal possesso di capacità di tipo cognitivo, sociale e relazionale”

G. Di Francesco, Unità capitalizzabili e crediti formativi: metodologie e strumenti di lavoro, ISFOL, F. Angeli, Milano, 1998

“Sapersi orientare significa essere in possesso di strumenti cognitivi, emotivi e relazionali idonei per fronteggiare il disorientamento derivato dalla attuale società che si connota per il flusso mutevole di conoscenza. Di continuo l'individuo viene spinto a mutare le proprie caratteristiche, a diversificare e ampliare le proprie attività ed i campi di interesse in modo da aggiornare in tempo reale il proprio curriculum di conoscenze e competenze in maniera dinamica e flessibile per rispondere alle trasformazioni costanti che caratterizzano la nostra società”

Anna Grimaldi (a cura di) Repertorio bibliografico nazionale sull'orientamento, ISFOL, Franco Angeli, Milano 2003

“L'individuo competente è quello capace di affrontare con successo determinate situazioni mobilitando e utilizzando in modo istantaneo un campo di conoscenze diversificate”

G.F. Lanzara, Capacità negativa, Il Mulino, Bologna, 1993

“Insegnare qualcosa su una competenza…produce un effetto minimo a livello di reale cambiamento della prestazione. La comprensione intellettuale è un processosoglia, necessario per apprendere, ma non sufficiente a produrre un miglioramento duraturo. Un cambiamento profondo esige la riorganizzazione di abitudini di pensiero, sentimento e comportamento ben radicate … l'apprendimento intellettuale differisce in modo fondamentale dalla modificazione di comportamento” nella quale “è la vita stessa a rappresentare l'autentica arena dell'apprendimento che richiede un prolungato esercizio”

D. Golerman, Lavorare con intelligenza emotiva, Rizzoli, Milano, 1998


1. La centralità della persona

Nel corso degli anni Novanta il linguaggio della scuola (dei docenti e dei dirigenti, dei progetti e della normativa) è molto cambiato: esperienze e riflessioni di una letteratura sempre più ricca e sempre più globale, oltre che europea, hanno reso via via più familiari e quotidiane (anche se persistono ancora alcuni problemi di interpretazione comune) parole come: conoscenze, abilità, capacità, competenze, curricoli, moduli e hanno anche determinato (se pure non ovunque e non con la stessa intensità) modificazioni significative nelle modalità di pensare di organizzare e di realizzare la relazione di insegnamento/apprendimento.

Negli stessi anni è cresciuta anche la consapevolezza che stiamo vivendo in una società pervasa e dominata dall'informazione e dalle nuove tecnologie dell'informazione e della conoscenza (TIC) e che la scuola con questo fatto deve confrontarsi inevitabilmente in via preliminare, ribaltando anche, quando e dove serve, pratiche e usi tradizionali consolidati nei decenni e in alcuni casi nei secoli, pena l'impossibilità di comunicare con le giovani generazioni (e anche con quelle meno giovani) e quindi di sostenerle effettivamente nell'apprendimento. Non solo.

Si è affermata anche la convinzione della necessità di assumere la prospettiva della formazione continua e della continuità dell'apprendimento e dell'orientamento lungo l'intero arco della vita e di distinguere, ma anche di valorizzare, tre aspetti dell'apprendimento per altro tra loro complementari: è cresciuta, così, la consapevolezza che la scuola, pur essendo il luogo in cui si apprende lavorando, pur nel rispetto delle diverse età evolutive, sulle conoscenze dei saperi formali (le discipline), non può non cimentarsi anche da un lato con i saperi non formali, che si apprendono sul luogo di lavoro o nel quadro di attività di organizzazioni o gruppi della società civile e da un altro lato con i saperi informali, che si apprendono nella vita quotidiana, non necessariamente in modo intenzionale e quindi riconosciuto. I giovani, infatti, e gli adulti che stanno a scuola sono portatori (e lo saranno sempre di più) di saperi non formali e informali che condizionano in modo significativo le modalità con cui essi si rapportano ai saperi formali disciplinari (Memorandum sull'istruzione e la formazione permanente, Documento di lavoro dei servizi della Commissione delle Comunità Europee, 30 0ttobre 2000).

Inoltre. Le continue, e spesso radicali, trasformazioni dell'assetto sociale e del mondo del lavoro impongono sempre nuovi cambiamenti ai quali le persone sono costrette continuamente ad adattarsi. Il passaggio, inoltre, dalla società industriale alla società conoscitiva basata soprattutto sul terziario (i nuovi posti di lavoro sono tutti lì o quasi) ha determinato il fatto che sempre più gente lavora con le informazioni e la distinzione tra compiti manuali e compiti intellettuali va diminuendo mano a mano che evolvono le tecnologie. Il percorso lavorativo, infine, è sempre più spesso orizzontale/trasversale (da una lavoro all'altro) piuttosto che verticale (sviluppo di carriera).

Sicchè occorre mirare a costruire i presupposti sia del successo (transizione in verticale) sia dell'adattamento, del passaggio (transizione in orizzontale): per non sentirsi inadeguati o disorientati, è sempre più importante da un lato possedere risorse personali e sociali, possedere cioè le competenze indispensabili per fronteggiare l'imprevisto, da un altro lato fare una continua manutenzione dei saperi di cui si è portatori.

È in atto, infatti, il superamento graduale del concetto di profilo professionale che prevede professionalità ben distinte e statiche e si sta andando verso un modello di competenze multiple e integrate con elementi di flessibilità, personalizzato capitalizzabile fruibile nella prospettiva della formazione continua (per gestire il cambiamento). Quindi, più che analizzare come è fatto il lavoro, si tende oggi a concentrarsi sulle caratteristiche personali e le specificità di ogni singolo soggetto che influenzano in modo considerevole le competenze professionali e sono determinanti anche nella stessa costruzione di competenze generali.

Se, infatti, l'esperienza certo migliora le capacità di affrontare un compito e dà una maggiore padronanza della tecnica, la differenza vera nel fronteggiamento è data dalle caratteristiche personali e sociali: ha successo solo chi, oltre ad avere una buona preparazione per saper eseguire un compito in modo corretto ed adeguato, è dotato anche di “voglia di crescere, interesse a conoscere e imparare, stima di sé, buone capacità di autoanalisi, creatività, flessibilità … si sa relazionare, usa un metodo di lavoro scientifico, si mette in discussione, ha delle idee per migliorare, è capace di mantenere nel tempo la qualità del lavoro, è creativo e innovativo, si mantiene aggiornato, sa negoziare e gestire conflitti, sa separare l'emozione dal contenuto” (Grimaldi 2002 Orientamento). Se le competenze professionali e, a maggior ragione quelle necessarie per inserirsi nella società, hanno questi fattori costitutivi, “diventa quanto mai strategico per il sistema dell'orientamento riuscire ad individuare quali caratteristiche cognitive e affettive intervengono a guidare e sorreggere il comportamento lavorativo” (Grimaldi [2002] Orientamento), mentre orientare e orientarsi diventa “una operazione complessa e continua, un processo di conoscenza di sé e del mondo del lavoro che punti l'accento su caratteristiche come la flessibilità, la creatività, il mantenimento di variabili quali l'identità e la stima di se stesso indipendentemente dai continui cambiamenti professionali” (Grimaldi [2002] Orientamento).

Dunque, mentre è diventata sempre minore la separatezza tra lavoro e vita, è diventata via via sempre maggiore la centralità della persona, da accompagnare nella sua interezza e per tutto l'arco della vita, e delle competenze di cui deve essere portatrice per essere in grado di vivere e lavorare nella società contemporanea.

 

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