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Mediterranea. Ricerche storiche

NUOVE RIVISTE DI RICERCA STORICA

A cura della redazione

Mediterranea. Ricerche storiche, è una giovane rivista al suo secondo anno di vita.Mediterranea. Ricerche storiche Edita dalla Cattedra di Storia Moderna della Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo e diretta dal prof. Orazio Cancila, è nata nel giugno del 2004 con l’intento di offrire un ulteriore spazio per la diffusione dei risultati della ricerca storica in un momento in cui queste occasioni, specie nel Meridione si vanno restringendo.

La rivista viene distribuita gratuitamente a tutti coloro che ne fanno richiesta e questo rimane un fatto importante, in un momento in cui i costi sono forse l’ostacolo più arduo da superare per un’editoria scientifica di valore. Che in Italia non manca di ricchezza di contributi, ma di spazio e di visibilità non certo quella dei media, dove “l’uso pubblico della storia” ha invaso i talk show, sino a far diventare la discussione di temi storici un semplicissimo e semplificato scontro a tesi. Ecco perché l’editoriale del secondo numero di Mediterranea si intitola, molto opportunamente, La storia espulsa, che è poi la storia meditata, problematizzata attraverso il ragionamento, parola bandita dai media, (specie dalla televisione) dove, nota Franco Cardini, «Le risposte problematiche non interessano». Questo è il punto di partenza del gruppo che anima la rivista: offrire un luogo ulteriore alla “storia espulsa”.

Una storia, leggiamo sempre nell’editoriale, in difficoltà nel mondo dell’editoria, ma anche ridimensionata dalle riforme universitarie e scolastiche sia dai governi di centro-sinistra che di centro-destra, che non piacciono innanzitutto (in terra di modernisti) per l’eccessivo peso dato al Novecento. Ma la critica va a tutto un decennio in cui l’insegnamento della disciplina nelle scuole, è stato fortemente ridimensionato.

In Mediterranea le sezioni principali  sono quelle tradizionali di Saggi e ricerche e Fonti.

La ricerca storiografica su Mediterranea, copre una periodizzazione che dal medioevo giunge sino alla storia del XX secolo. L’orizzonte spaziale guarda, naturalmente, al denominatore comune della “mediterraneità”, come dimostra, fra tanti, il bel saggio di Federico Cresti sulla storia degli ebrei nell’Occidente islamico (n. 3, p. 7). Infine, un pregio e un ausilio indispensabile è costituito dal numero e dalla qualità delle recensioni (raccolte nella sezione Recensioni e schede) che vengono proposte in ogni numero della rivista, di fondamentale importanza per orientare lo studioso e il cultore della disciplina, con segnalazioni editoriali puntuali e chiare.

L’interesse per le sorti della storia insegnata “in verticale”, dalla scuola secondaria all’università, viene ulteriormente confermato nel n. 4 della rivista (agosto 2005), con  il saggio di Giorgio Cavadi La storia dei manuali di storia. Il ‘900 nella manualistica del secondo ‘900 , che inaugura una nuova sezione della rivista, intitolata appunto Storia & didattica, sezione che, si spera, venga arricchita da nuovi contributi.

Questa ricerca parte dalla consapevolezza che il manuale di storia è frutto di scelte di contenuto e metodologiche che spesso hanno orientato lo stile d’insegnamento dei docenti. Spesso percepito per la sua funzione rassicurante, proprio per questo nel secolo scorso il libro di storia ha subito per decenni ben poche mutazioni, almeno sino agli novanta, quando la riforma Berlinguer e la diffusione dei risultati più avanzati delle ricerche sulla didattica della storia, hanno portato ad una modificazione sia quantitativa che qualitativa del manuale di storia.  La ricerca di Cavadi, tuttavia, non riguarda tanto la qualità delle conoscenze, quanto la loro organizzazione e la loro proposta in chiave didattica. La comparazione dei testi ha, infatti, riguardato alcuni denominatori comuni che si è cercato di evidenziare.  Per il contenuto:

Il numero dei capitoli dedicati al ‘900:

1. La tipologia dei capitoli: storia politica, storia delle idee, storia economica, storia sociale, storia militare, storia del costume, storia di genere, altro.

2. La periodizzazione utilizzata per il XX secolo (cronologico - lineare, oppure in linea con particolari rilevanze storiografiche, tipo il secolo breve di Hobsbawm).

3. L’attenzione alla storia extraeuropea, alle questioni legate all’interdipendenza planetaria e ai rapporti Nord-Sud

4. L’attenzione ai problemi geopolitica.

Per la didattica:

1. La presenza di apparati didattici (obiettivi, divisione in unità didattiche o moduli, prove di verifica, attenzione alla formazione di strumenti cognitivi, repertori di fonti, documenti storiografici, bibliografie, altro…).

2. La presenza di apparati iconografici (grafici, tabelle, cartine, sintesi cronologiche, linee del tempo, fonti iconografiche).

3. L’esplicitazione in prefazione o in corso d’opera di finalità, obiettivi del lavoro di scrittura del manuale, della scelte storiografiche e delle scelte didattiche effettuate.

4. L’attenzione allo sviluppo di competenze specifiche dello studente in relazione alla conoscenza storica.

Due appaiono le cesure più significative in questa storia dei manuali di storia; di una si è già detto e si può fare risalire alla cosiddetta “riforma Berlinguer”. Mentre negli anni ’70, l’irrompere di nuove tendenze culturali e ideologiche, porta ad una svolta e ad un’apertura verso temi nuovi, per intenderci verso il sociale e oltre la storia meramente politico-militare, la Storia con la “S” maiuscola, che sinora aveva coinciso con l’unica storia che fosse possibile ospitare in manuale scolastico.

Per gli apparati didattici, sono invece gli anni ’80 a costituire una svolta, anche se in questo campo,  regnano ancora molta confusione e approssimazione.

Un caso di studio è dedicato alla percezione e alla rappresentazione  della Shoah nei manuali del XX secolo. Un indicatore ritenuto significativo per comprendere le reciproche interazioni fra ricerca storiografica, sensibilità della stessa comunità scientifica e storia insegnata.

 

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