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Una storia di strade

ROSALIA DI BLASI BURZOTTA, LOREDANA MAINARDI, NADIA PATERNO, BARBARA DA PIEVE (A cura di) STORIA E STORIE DI SPINEA E DELLE SUE STRADE. Proposte metodologiche e riflessioni didattiche del laboratorio di storia, Ed. G.B. Graf, Maerne di Martellago, Venezia 2005.

CON IL PATROCINIO DELL'ASSESSORATO ALLA CULTURA DEL COMUNE DI SPINEA VE)

Recensione a cura di di Giancarlo Cavinato Soria e storie di Spinea e delle sue strade

Il testo, di agile consultazione da parte delle scuole, si inserisce nel filone dei lavori di ricerca storica sulle realtà locali prevista dalla quota di curricolo dell’autonomia.

Non si configura però come un revival nostalgico sulle tradizioni e il folklore, svuotato di valenze e celebrativo ; le scuole venete sono state investite negli ultimi anni da parte dell’assessorato regionale alla ‘cultura e identità dei veneti’ di traduzioni in un veneto pseudogoldoniano di opere di letteratura infantile ( Pinocchio, Pierino e il lupo), di diari per gli alunni con illustrazioni di fiabe popolari, di iniziative culturali (corsi di aggiornamento, premi,…).

Il libro curato da Rosalia Burzotta, già direttrice didattica, e da un gruppo di insegnanti ricercatori delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado di Spinea,  nasce invece nell’ambito di un laboratorio di ricerca storico-didattica che lavora nella prospettiva della continuità e della verticalità dei percorsi, e documenta un lavoro di ricerca-azione che ha visto la partecipazione del prof. Ivo Mattozzi dell’Università di Bologna nella fase della formazione dei docenti e in veste di consulente.

Il rigore dei coordinatori e le scelte metodologiche e valoriali dei docenti impegnati nel lavoro con le classi e nella selezione di fonti e materiali garantisce pertanto dal rischio di una chiusura in un’ottica di ‘piccola’ comunità autoreferenziale.

“…(Abbiamo) evitato di rinchiudere questo studio in un localismo privo di prospettive legandolo alle vicende di Venezia e del Veneto. Il collegamento locale-generale avviene in modo naturale quando l’esame del locale porta a domandare, interrogare fonti e realtà esaminate, come, ad esempio, nella domanda dei bambini: “Se i contadini erano tanto poveri, chi li governava in quel tempo?”. Si è cercato di congiungere, soprattutto attraverso le testimonianze orali, lo sviluppo più recente del paese fra primo e secondo dopoguerra agli avvenimenti vicini di Porto Marghera e a quelli, più lontani, dell’industrializzazione dell’Italia. Questo tentativo di connettere fra loro eventi a scala diversa non è un omaggio alla storia dei sussidiari, quanto l’avvio di una riflessione su situazioni (locali, regionali, nazionali, ecc.) spesso interdipendenti… una iniziazione dei bambini a quell’universo complesso degli eventi umani che gli adulti chiamano storia.” ( cfr. R. Burzotta, introduzione, pag. 9).

Spinea è un grosso centro un tempo rurale, oggi completamente trasformato dalle molteplici trasformazioni intervenute nel corso del ‘900. A chi lo percorra in auto sembra un lunga, trafficatissima strada che porta verso Mirano e poi Padova. E in effetti molti dei suoi abitanti percorrono la via Miranese per recarsi al lavoro e per rincasare, spesso rimanendo imbottigliati in lunghe code. La strada principale, le strade interne, verso le frazioncine rurali, diventano oggetto di rilevazione, osservazione problematizzazione nelle loro funzioni di raccordo, collegamento, organizzazione urbana, tessuto di relazioni.

‘Far diventare oggetto di analisi, di studio, di scoperte una strada che fa parte del vissuto quotidiano degli alunni è un bell’esempio di assunzione della storia a scala locale ( non localistica) nel curricolo. Ma la strada di cui si parla non è una via qualunque, è la via che ha favorito la nascita del borgo e poi la sua crescita e la sua trasformazione in nucleo urbano in contesti e congiunture di periodo in periodo diversi… Un caso di urbanizzazione novecentesca ancora in evoluzione che gli scolari possono ricostruire come in un esperimento facendo la spola tra il presente ed il passato, tra le informazioni tratte dall’esperienza e quelle prodotte per mezzo di molteplici fonti.’

( cfr. I. Mattozzi, ‘Una strada per la storia’, pag. 7).

I percorsi compiuti con le classi consentono di risalire nel tempo dalla crescita selvaggia dell’abitato lungo la strada dai primi anni sessanta alla civiltà delle ville venete del 700 alla Spinea trecentesca.

La metodologia usata prende le mosse dall’indagine sulle preconoscenze degli alunni ( cfr. Pontecorvo:’Discutendo si impara’ La Nuova italia, Roma, 1991 i ‘saperi naturali’) stimolando lo sviluppo delle conoscenze storiche dei bambini dalla percezione soggettiva alla lettura storica del luogo attraverso la conversazione, la discussione, il rispecchiamento (cfr. Lumbelli, ‘Psicologia dell’educazione. Comunicare a scuola’ Il Mulino, Bologna, 1982), l’intersezione di una pluralità di fonti, l’integrazione con apporti di altre discipline.

‘Quando insegniamo storia ai nostri bambini e ai nostri ragazzi, tutti noi desideriamo che essi non si limitino ad acquisire una serie di conoscenze e di informazioni del passato, ma puntiamo a far sì che si impadroniscano di concetti, procedure di spiegazione e di comprensione, categorie temporali, metodologie proprie di queste discipline’  ( H. Girardet).

Il laboratorio didattico è la sede per l’individuazione e la messa a punto degli strumenti e la selezione delle fonti.

Questi vengono individuati seguendo la traccia di una mappa e di un diagramma di flusso costruiti con Ivo Mattozzi ( pagg. 21.22) che consentono di mettere a punto un’articolazione in unità tematiche costituite dal tema ( es.: ‘La Miranese del passato attraverso i documenti’; ‘I mezzi di trasporto ai primi del ‘900’; ‘Le trasformazioni delle strade e del paesaggio’;…) , dagli obiettivi, dallo sviluppo didattico, dagli strumenti, dalle verifiche.

Fra gli strumenti vengono usati l’intervista, la costruzione di grafici temporali tematici, ad es.: l’illuminazione, il riscaldamento, gli elettrodomestici a Spinea,… ( dalla sequenza di immagini alla linea del tempo), quali mezzi per l’apprendimento e per l’organizzazione delle informazioni, le mappe, la visualizzazione delle trasformazioni attraverso embrionali ‘quadri di civiltà’.

Tra le fonti, dalle prime uscite per la raccolta di osservazioni ( Il libro nella parte didattica suggerisce una scheda per la rilevazione e l’osservazione), si procede a confrontare testimonianze orali, fonti scritte ( es.: le ‘regole’ medievali), fonti iconografiche, cartografiche, toponomastiche, fonti d’archivio, puntando, attraverso la comparazione di tali materiali, alla comprensione delle trasformazioni intervenute.  Nell’urbanizzazione, nell’assetto dei settori produttivi, nel senso della comunità.

Vi è altresì una serie di avvertenze agli insegnanti, ad es. nell’indicare la necessaria attenzione alla soggettività delle fonti orali, preziose nel consentire di percepire la varietà dei punti di vista ma nello stesso tempo frutto di rappresentazioni diverse del passato da integrare e far interagire con altre testimonianze ( pag. 56; cfr. P. Jedlowski, ‘Storie comuni’, B. Mondatori, Milano, 2000: ‘ Nessuna comunicazione si svolge nel vuoto; chi parla, parla a qualcuno e di questo qualcuno tiene conto. Tiene conto dei suoi atteggiamenti, delle cose che sa e non sa, delle domande che ha formulato o potrebbe formulare, del giudizio che potrebbe esprimere’).

Il libro in definitiva è un ottimo repertorio di proposte di didattica della ricerca storica e interdisciplinare a partire dalla scuola dell’infanzia. Nel proporre unità tematiche articolate e interrelate si configura altresì come un ‘antidoto’ al pullulare di OSA e UDA delle ‘indicazioni nazionali’  Bertagna-Moratti.Il libro può essere richiesto all’Assessorato alla Cultura del comune di Spinea — Venezia.

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