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Elenco Pagine
- Milano - Novembre 2013. Bookcity e le nuove pratiche di lettura e scrittura.
- Aprile 2011. Commissione parlamentare di inchiesta sui libri scolastici? Un documento dell'associazione Clio '92
- Aprile 2011. Commissione parlamentare di inchiesta sui libri scolastici?
- Marzo 2011. A difesa della Costituzione. Se non ora quando?
- Dicembre 2010. La scuola e la formazione nel rapporto Censis 2010
- Febbraio 2009. Il Forum delle associazioni disciplinari e i provvedimenti governativi sulla scuola.
- Settembre 2008. L'Europa e la formazione degli insegnanti
- Aprile 2008. Elezioni politiche 2008: i partiti e la scuola.
- Per i cento anni della CGIL
- Corcorso per lo studio della storia contemporanea
- La scuola nel dopoguerra a Martellago (VE)
- Umberto Eco e il modo di pensare la formazione
Aprile 2011. Commissione parlamentare di inchiesta sui libri scolastici?
Un'inchiesta parlamentare sull'imparzialità dei libri di testo scolastici? Ma l'insegnamento della storia è una cosa seria.
Alcuni giudizi storiografici formulati da noti e meno noti autori di manuali scolastici su personaggi storici come Palmiro Togliatti, «un uomo politico intelligente,duttile e capace di ampie visioni generali» o su Enrico Berlinguer, «un uomo diprofonda onestà morale ed intellettuale, misurato e alieno alla retorica» (in «La storia» di Della Peruta-Chittolini-Capra,edito da Le Monnier) o su avvenimenti storici hanno spinto un gruppo di deputati del Partito della Libertà, prima firmataria Gabriella Carlucci, a presentare alla Camera dei deputati una richiesta di istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull’imparzialità dei libri di testo scolastici.
Secondo gli estensori della proposta di legge
“negli ultimi cinquant’anni lo studio della storia è stato spesso sostituito da un puro e semplice tentativo di indottrinamento ideologico. Tale tentativo, retaggio dell’idea gramsciana della conquista delle «casematte del potere», si è propagato attraverso ’insegnamento della storia e della filosofia nelle scuole”
e finiscono per chiedersi nell’introduzione alla proposta di legge se
“Può la scuola di Stato, quella che paghiamo con i nostri soldi, trasformarsi in unafabbrica di pensiero partigiano e anche fazioso, spesso superficiale?”
E’ intervenuto lo stesso Ministro della Pubblica Istruzione Gelmini per dichiarare che «quello dei libri di testo è un tema che ricorre spesso. Io penso che, in generale, nei libri di testo non debba entrare la politica ma una visione oggettiva dei fatti e soprattutto degli eventi storici», aggiungendo che la proposta Carlucci sarà valutata: «Poi il parlamento è sovrano. La commissione Cultura e Istruzione tratterà questo tema».
Immediatamente contrastata dai partiti dell’opposizione, la proposta è stata bollata come una riesumazione “che nulla avrebbe da invidiare al Minculpop” (Ghizzoni, capogruppo Pd nella commissione Cultura della Camera) e da respingere al mittente come “un patetico e maldestro tentativo di revisionismo strisciante” (Pierfelice Zazzera deputato Idv).
Allarmata anche la posizione degli studenti della Rete di conoscenza, secondo i quali si rimane “sinceramente sbigottiti da come si possa costruire un allarme e un tale livello di fantasticazione per distogliere l’attenzione dei problemi reali della scuola»
Oggi è arrivata anche la posizione ufficiale del Consiglio Direttivo della Sisem (Società Italiana per la Storia dell'Età Moderna) espressa in un documento inviato al Ministro Gelmini, agli organi ministeriali e alla stampa nel quale siribadisce che
“Si tratta di una proposta in primo luogo risibile:all’onorevole Carlucci e ai suoi colleghi sfugge che il senso dell’insegnamento e dello studio della storia non sta solo nell’apprendimento della successione degli eventi storici, ma anche nella formazione del senso critico degli allievi, che può essere ottenuta proprio esortandoli a confrontare le proprie idee con quelle del libro di testo. Inoltre, non è chiaro all’ingenua onorevole Carlucci che nessun testo storico può essere del tutto neutrale, e che per ogni evento e questione – dalla caduta dell’impero romano alla Riforma protestante,dalla Rivoluzione francese alla politica nell’Italia contemporanea e a millealtri – esiste una molteplicità di interpretazioni e di ipotesi su cui gli studiosi dibattono anche aspramente. È del tutto evidente che gli autori dei manuali scolastici offrono una ricostruzione dei processi storici che, apartire dai dati fattuali, propone agli studenti una o più chiavi interpretative. È d’altra parte offensivo per i docenti supporre che essi non siano in grado di scegliere un libro di testo, discutendo e correggendo interpretazioni che giudicano non condivisibili.
La proposta della Carlucci desta perciò un serio allarme, riportandoci ai tempi del libro di testo unico e proponendo, in sostanza, un’attivitàcensoria affidata ad organi politici.
L’on. Carlucci lasci dunque ai professori la responsabilitàdi scegliere, in base alla loro competenza, il libro di storia che megliorisponde alle loro esigenze e che ritengono più adeguato alla formazione del senso critico dei propri studenti.”
“La lotta contro la censura, quale che essa sia e sotto qualsiasi potere essa esista, è mio dovere di scrittore, così come lo sono gli appelli alla libertà di stampa” (Michail Bulgakov).”
L’associazione Clio ’92 si dichiara pienamente d’accordo con la posizione espressa dalla SISEM in merito alla responsabilità del docente cui spetta il compito, in piena autonomia, di scelta dei libri di testo e delle forme della mediazione didattica che implica anche la discussione di interpretazioni proposte dai manuali, nell’ottica della molteplicità e della diversità delle ricostruzioni storiche.
Diverso è il discorso sulla qualità dei manuali scolastici, che per altro riguarda tutte le discipline scolastiche e non solo la storia. Le critiche che si possono muovere non sono certo solo quelle di carattere ideologico ma riguardano soprattutto le carenze di natura didattica che possono rendere meno efficace la mediazione didattica per i docenti e più difficile l’apprendimento della storia per gli studenti.
Vorremmo inoltre sottolineare come nel carattere ricorrente di tali iniziative censorie della politica sulla cultura (come non ricordare la proposta avanzata nel 2000 dall'allora presidente della Regione Lazio Storace, che sollevò un vespaio di polemiche ma venne rapidamente abbandonata) ci sia un filo “rosso” (più appropriato sarebbe il colore nero) che sembra riprendere alcuni aspetti della storia dell’editoria scolastica e dei libri di testo nel ventennio fascista, dalla riforma Gentile alla fine della seconda guerra mondiale.
A partire dal 1923 si stabiliva infatti, per la scuola elementare, che i libri di testo fossero sottoposti al giudizio di Commissioni regionali e approvati dai rispettivi Provveditori agli studi. In realtà le commissioni regionali non furono mai istituite e il lavoro di “bonifica” dei testi fu svolto da Commissioni centrali che ebbero il compito di esaminare i libri di testo e di compilare gli elenchi annuali dei quelli approvati.
Nelle relazioni delle diverse Commissioni che si avvicendarono dal 1923 al 1928 si coglie, via via in modo sempre più netto, un particolare interesse per motivi di carattere ideologico, quali l’amore per la patria, l’esaltazione delle vicende del Risorgimento italiano e della Grande Guerra, che si trasformarono ben presto nella necessità di un riferimento più diretto nei libri di testo all’esperienza e alle realizzazioni del fascismo, fino all’esplicita affermazione contenuta nell’art.1 del R.D. 18 marzo 1928, in cui si legge:
“I libri di testo di storia, geografia, lettura, economia e diritto per le scuole elementari e per i corsi integrativi di avviamento professionale debbono rispondere, nell’ambito dei programmi vigenti, alle esigenze storiche, politiche, giuridiche ed economiche affermatesi dal 28 aprile 1922 in poi.”
A seguito del R.D. 18 marzo 1928 la nuova Commissione centrale, esprimeva un giudizio completamente negativo sui libri di testo presi in esame e concludeva manifestando il suo compiacimento per la decisione «di fornire finalmente la Scuola Elementare di libri di testo di Stato».
“La legge 7 gennaio 1929 introduceva nelle scuole elementari il testo unico di Stato a partire dall’anno scolastico 1930-1931: l’attività della Commissione centrale per l’esame dei libri di testo, avviata sei anni prima, all’indomani della promulgazione della Riforma Gentile, era ufficialmente conclusa.”[1]
Si vuole forse tornare a queste nefaste pratiche di “bonifica” dei libri di testo?
Giuseppe Di Tonto - 18.04.2011
[1]Le informazioni per questa breve ricostruzione sulla storia dei libri di testoscolastici di storia sono state riprese dal saggio “School publishing and textbooks in the fascist twenty-years period. From the Gentile Reform up to the end of theSecond World War (1923-1945)” del National Workgroup of the University of Macerata (A cura di), 2008, disponibile in versione italiana sul sito History on Line