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Storia e politica in Francia
POLEMICHE IN FRANCIA SULL'USO SOCIALE DELLA STORIA
Nel febbraio del 2005, il Parlamento Francese ha promulgato una legge che impone agli insegnanti della scuola pubblica di dare il giusto posto al ruolo positivo che la Francia ha avuto nella colonizzazione dell'Africa. Positivo, ovviamente, dal punto di vista francese, dal momento che, subito, l'Algeria e altri paesi africani hanno protestato.
Su questo “affaire”, si è innescata una polemica internazionale, che è ancora in corso (vedi l'articolo Colonisation: face au tollé, Chirac crée une mission, nel sito del Nouvel Observateur.
Gli storici francesi non sono stati con le mani in mano, e hanno emesso un comunicato di protesta, per ritirare questa e altre leggi simili. Infatti, non hanno posto la questione di merito (e cioè se la Francia si sia o no ben comportata in Algeria) ma di metodo: e cioè "se un governo, quale che esso sia, ha diritto a intromettersi nel giudizio dei fatti storici".
Nel loro comunicato, infatti, gli storici non risparmiano né la destra, né la sinistra. Per loro è ingiusto che in uno stato la semplice professione di negazionismo (teoria che sostiene l'inesistenza dell'olocausto) venga punita con il carcere, o che chi non condanna adeguatamente la schiavitù o nega l'esistenza del genocidio armeno venga condannato ad una sanzione penale (queste sono le leggi citate nel documento).
Le questioni storiche sono oggetto degli storici: la politica ne deve stare fuori, in ogni senso. Richiamano, poi, gli storici francesi, la differenza che esiste fra Storia e Memoria, e l'obbligo per tutti di non confonderle. Il documento sta riscuotendo grande interesse e molti, insegnanti, storici e cittadini, chiedono di firmarlo.
Pubblichiamo di seguito:
- il testo del documento degli storici francesi
- un intervento (in francese) dello storico Charles Heimberg (
) coordinatore del gruppo di redazione della rivista "Le Cartable de Clio"
- diamo anche conto delle posizioni espresse da un altro gruppo di storici che fa capo al Comité de Vigilance face aux Usages publics de l'Histoire